Entro – Il ricordo delle letture in Hospice di Giovanni
Entro, la presenza dei miei tre compagni non riesce ad allontanare quel senso di inadeguatezza e di spaesamento che grava sul mio animo, provocato indubbiamente dall’essermi trovato in un lasso di tempo brevissimo in un luogo estraneo e sconosciuto, dove le parole pesano più di un macigno.
Una signora ci fa cenno di entrare, sorridente, ma è come un tiro alla fune tra una curiosità non desiderata e una volontà di defilarmi, ed io sono al centro. Dall’inizio ero comunque pienamente consapevole che la curiosità di partecipare a questo gioco di emozioni avrebbe prevalso, e infatti, con una sorprendente tranquillità rispetto a circa dieci secondi prima, vado a sedermi su un divanetto di fianco a un letto d’ospedale dove una persona, che avevo osservato solo di sfuggita al mio ingresso nella stanza, stava con occhi semichiusi su un volto serenamente straziato.
Non ricordo bene come, insieme, abbiamo iniziato questa avventura, ma… mi viene da pensare che in questo caso non è importante. Vengono in mio immediato aiuto, infatti, i ricordi delle espressioni cariche di emozioni dei presenti, e mi basta questo per capire quanto amore legava, lega e legherà sempre quella donna e quell’uomo.
Io, comprensibilmente, non avendo mai avuto nessun legame con i due, focalizzavo inizialmente la mia attenzione sull’osservazione delle cose e, soprattutto, sull’ascolto delle parole. E posso affermare che proprio questo mio modo di affrontare tale situazione mi ha portato quasi spontaneamente a capire con che uomo avessi a che fare.
“Purtroppo l’effetto delle medicine ha rallentato la velocità di esprimersi di Marco, quindi comprendo pienamente un vostro probabile senso di noia e di fastidio…”, ci sussurra la donna.
No! In quel momento, improvvisamente, ho capito quale fosse il ruolo di ognuno di noi, ragazzi smarriti sebbene ci trovassimo in una stanza dalle piccole dimensioni.
A volte senti proprio il bisogno, o dovere che sia, di fare determinate cose. E’ un’azione che viene naturale, una situazione sorta, molto prima che dalla compassione, da un senso di piena giustizia, ma soprattutto di assoluto rispetto nei confronti di una persona che, nonostante tutto, nonostante il dolore e lo sconforto, riesce a rimanere più lucida possibile, per quanto la situazione glielo possa permettere, disponendo anche di un grandioso, straordinario e inaspettato senso dell’umorismo.
Probabilmente crescendo capiremo meglio tutto, anche se non so bene cosa, ma lo capiremo! Posso solo affermare, come tutti i miei compagni, di essere fiero di aver intrapreso questa, se possiamo definirla, “avventura”, che rappresenta indubbiamente un importante tassello che andrà a comporre il nostro personale mosaico della vita.
Giovanni Virguti